Nota biografica con giudizi

Nota biografica

Carmelo Ciccia scrittore, critico, italianista e latinista è nato a Paternò (CT) nel 1934 e vive a Conegliano (TV). Nell'atto di nascita il suo nome risulta Carmelo Salvatore e in quello di battesimo (in latino) Carmelus Salvator; mentre il cognome Ciccia è il femminile del nome dialettale maschile Ciccio, cioè Francesco: e quindi tale cognome significa "figlio/a di Francesca". Scampato ai bombardamenti anglo-americani che lì nel 1943 provocarono circa cinquemila morti, con grandi sacrifici riuscì a laurearsi in lettere e alla fine degli anni Cinquanta, dopo un periodo di assistentato universitario e d’insegnamento liceale a Catania, nel 1959 si trasferì nel Veneto dove fu insegnante e preside in diverse scuole, fra cui ultimamente e per molti anni il liceo classico statale di Conegliano.

Annovera moltissime pubblicazioni, di cui una sola di poesia in gioventù: Quella felicità (1974). Nel campo della narrativa il genere a cui può essere avvicinato è quello romantico-verista sulla falsariga del Verga, con le seguenti opere: Storie paesane (1976, narrativa per la scuola media), Storie paesane e altre novelle (1977), La brutta estate del ’43 e antologia di storie paesane (2004), mentre diversi suoi racconti sono presenti in antologie scolastiche ed alcuni sono stati anche tradotti all’estero: Solange de Bressieux ha curato la traduzione e l’edizione in lingua francese Petites histoires siciliennes (1977) ed Alfred Alexander la traduzione inglese di un racconto trasmesso dalla BBC. Nel campo della saggistica ha profuso il suo maggior impegno: Il mondo popolare di Giovanni Verga (1967), Impressioni e commenti (1974), I cognomi di Paternò (1987, 20042, con prefazione di G.B. Pellegrini), Lingua e costume. Considerazioni sulla lingua italiana d’oggi: prontuario degli errori, delle incertezze e delle difficoltà notevoli (1990), Dante e Gioacchino da Fiore (1997), Il mito d’Ibla nella letteratura e nell’arte (1998), Caronda: l’antico legislatore catanese (2001), Allegorie e simboli nel Purgatorio e altri sudi su Dante (2002), Profili di letterati siciliani del secc. XVIII-XX (2002), Saggi su Dante e altri scrittori (2007), Saggi critici su Vincenzo Rossi (2009), Gli scrittori che hanno unito l'Italia (2010), Specimina Latinitatis (2010), Dante nelle arti figurative (2^ ediz. 2022).

Come qui documentato, egli ha dato alle stampe una settantina fra libri ed opuscoli e sue opere si trovano in oltre 600 biblioteche dei cinque Continenti. Inoltre, pur non iscritto all'ordine dei giornalisti, dal 1953 al 2024 in 127 giornali e riviste, di cui 23 quotidiani, ha pubblicato 1180 scritti, fra i quali circa 900 recensioni, note d'arte e altri articoli relativi a circa 400 scrittori e artisti, non soltanto quelli più grandi del passato come Dante (al quale ha dedicato buona parte della sua vita), ma anche quelli meno grandi del presente. Ha anche pubblicato 17 prefazioni a libri altrui e tenuto 447 conferenze e relazioni in 30 località. Il tutto in italiano, latino e francese. E quale presidente di circoli e associazioni, promotore e animatore culturale, ha organizzato a Conegliano centinaia di conferenze, presentazioni e mostre d'arte, coinvolgendo numerosi scrittori, artisti e relatori su svariati argomenti.

Ha conseguito numerosi primi premi in concorsi letterari: “Goffredo Parise”, Bolzano, 1999; “Sìlarus”, Battipaglia, 1996; “Scrittori trevigiani degli anni Novanta”, Treviso, 1994,. Ha ottenuto altri prestigiosi riconoscimenti: “Premio alla Cultura - Presidenza del Consiglio dei Ministri” (1973 e 1982); onorificenza di “Benemerito della scuola, della cultura e dell’arte”, prima classe, medaglia d’oro, conferita dal Presidente della Repubblica su proposta del Ministro della Pubblica istruzione e nel 1997 la medaglia d'oro “Città di Conegliano”. Nel 2005 è stato invitato al Quirinale dal presidente Ciampi, che nel 2004 gli aveva conferito l’onorificenza di “Cavaliere al merito della Repubblica”.

L’Enciclopedia Treccani scrive di lui: «Ciccia, Carmelo. - Scrittore e critico letterario italiano (n. Paternò 1934). Italianista e latinista, ha concentrato i suoi studi su Dante (Dante e Gioacchino da Fiore, 1997; Allegorie e simboli nel Purgatorio, 2002; Saggi su Dante e altri scrittori, 2007; Dante nelle arti figurative, 2022), sulla lingua e la letteratura italiana (Il mondo popolare di Giovanni Verga, 1967; Impressioni e commenti, 1974; Lingua e costume, 1990; Profili di letterati siciliani dei secoli XVIII-XX, 2002; I cognomi di Paternò: oltre 2000 cognomi di Sicilia e d'altrove, 2004; Saggi critici su Vincenzo Rossi, 2009; Gli scrittori che hanno unito l’Italia, 2010) e sul mondo classico (Il mito d’Ibla nella letteratura e nell’arte, 1998; Caronda, 2001; Specimina latinitatis, 2010).»

Alcuni giudizi

(C. = Carmelo Ciccia)

Felice Ballero: «Ci trovi [I cognomi di Paternò] gli echi del latino, del greco, dell’arabo, dello spagnolo, del francese, del tedesco e di altre lingue, cosicché ogni cognome potrebbe configurarsi in un documento storico, quasi a stimolare ulteriori indagini o, per il lettore dotato di immaginazione, potenziali situazioni addirittura narrativa.» (“Il grillo”, Genova, genn.-febbr. 1989) - Giorgio Bárberi Squarotti: «Libro [Impressioni e commenti] senza dubbio interessante e valido in molte pagine (soprattutto quelle verghiane, che dicono cose spesso nuove e suggestive).» (Università di Torino, 30.III.1975) - Mario T. Barbero: «Nel suo continuo lavoro di ‘ricercatore culturale’, C., attraverso numerosissimi riferimenti tratti da autori greci, latini e italiani, ci presenta questa volta l’Ibla etnea...» (“Talento”, Torino, lug.-sett. 1999) - Annalisa Bottacin: «Si ha la netta impressione che l’esistenza di C. sia intimamente legata a un processo scritturale, impossibile concepire in lui una vita senza scrittura...» (“La gazzetta di Parma”, Parma, 1.XI.1978) - Rita Calderini: «Un’opera [Profili di letterati…] di tutto rispetto nel panorama della letteratura italiana, che tratteggia vite, opere, correnti e movimenti di pensiero, caratteristiche formali. Un libro che si legge con interesse, anche perché scritto con stile semplice e chiaro. Insomma, un’opera che conferma la profonda cultura e la capacità esegetica di C., quale conoscevamo già dai precedenti libri, compresi quelli in lingua latina.» (“La voce del CNADSI”, Milano, 1.I-1.II.2004) - Salvatore Calleri: «Il metodo usato da C. [Profili di letterati…] è quello certosino: della pazienza e dell’impegno nella ricerca, assieme a una certa curiosità nel vedere addentro nella vita degli uomini» (“Il corriere di Roma”, Roma, 28.II.2003; “Il corriere degli Iblei”, Palazzolo Acreide, febbr. 2003; “Sentieri molisani”, Isernia, genn.-apr. 2003) - Luciano Canfora: «Opera appassionata [Il mito di Ibla nella letteratura e nell’arte] e ricca di dottrina antiquaria e soprattutto di esperienza concreta.» (Università di Bari, 14.X.1998) - Barbaro Conti: «I saggi stilati con chiarezza e con franchezza, sono notazioni e considerazioni che illustrano qualche aspetto o momento degli autori trattati. Alcune impressioni hanno un tratteggio personale e anticonformista. Lo scrittore si rivela critico attento e sensibile, poeta fine e introspettivo.» (“La procellaria”, Reggio di Calabria, ott.-dic. 1978) - Gianfranco Contini: «[...] nella seconda parte del suo libro [Il mondo popolare di Giovanni Verga] egli dispone analiticamente [...] il materiale folcloristico reperibile nell’opera verghiana e costituisce un utile anche se non esauriente repertorio.» (“La rassegna della letteratura italiana”, Firenze, mag.-dic. 1968) - Guido Cornini: «Da menzionare sono le ipotesi recentissime di Horst Bredekamp, che fornisce una lettura del soggetto [Il mito di Ibla nella letteratura e nell’arte] in chiave epicurea, e di C., che ravvisa nella composizione [la Primavera del Botticelli] una trasposizione figurata del Pervigilium Veneris, poemetto di matrice alessandrina...» (“Ars / Il nuovo nell’arte antica e moderna”, De Agostini-Rizzoli, Milano, dic. 1999) - Anthony DeBellis: «In this critical review [Il mondo popolare di Giovanni Verga], C. analyzes and examines the component parts of the popular world of Verga and the use made of such elements in his works. » (“Books abroad”, University of Oklahoma, Norman / U.S.A., apr.1968) - Solange de Bressieux: «C. a les qualités indispensables au récit: la sincerité, le réalisme, l’émotion et l’ironie. Ses Petites histoires siciliennes présentent un éventail varié de petits faits et de personnages typés avec une foule de détails sur l’existence en Sicilie...» (“Révue d’information”, Meaux / France, avr.-juin 1977) - Silvano Demarchi: «C. non si limita a parlare di questa seconda Cantica [Allegorie e simboli nel Purgatorio...] e dei suoi impliciti significati, ma affronta altre interessanti questioni... Molti altri argomenti tratta C. in questo prezioso libretto, utilissimo per gli studiosi o per i semplici lettori di Dante.» (“Nuovo contrappunto”, Genova, lug.-sett. 2002) - Paolo Diffidenti: «C. è l’espressione dello studioso d’oggi, che alla serietà sa unire un’autonomia critica ed un discernimento analitico fondato su intuizioni casuali o discrezionali personalissime. Per questo se ne apprezza l’opera che, data l’originalità interpretativa, spesso in contrasto con la critica militante, può costituire un valido sussidio didattico per insegnanti e studenti.» (“Cimento”, Roma, 31.XII.1974) - Egidio Finamore: «Rispetto al volume originario I cognomi di Paternò si presenta ora in uno sviluppo ancor più selezionato, o meglio esteso su dati storici locali, familiari, personali, e con uno stile convincente, direi spesso coinvolgente, in conseguenza senza dubbio della passione di scrittore del suo autore.» (“Nuovo frontespizio”, Rimini, giu. 2004) - Eugenio Fizzotti: «Una delicatezza nel tratto, un’attenzione ai sentimenti più profondi e più veri del cuore umano, una ricerca minuziosa e affettuosa delle piccole esperienze della vita di ogni giorno [Storie paesane], cariche di sofferenze e di gioie, sono elementi troppo importanti per non risaltare immediatamente a chi legge più con il cuore che con la fredda ragione. I personaggi sono delineati dal vivo, in situazioni storiche abbarbicate alla realtà del quotidiano, vissute in tutta la loro drammaticità, senza cedere al sentimentalismo sdolcinato di certa letteratura odierna...» (“Luce serafica”, Napoli, apr. 1977; “Controvento”, Alanno, giu. 1977; “Il nostro tempo”, Torino, 24.VII.1977; “Sìlarus”, Battipaglia, sett.-ott. 1977) - Bianca Garavelli: «Col manoscritto di Reggio e con l’analisi che ne fa C. [Dante e Gioacchino da Fiore], l’autore della Commedia torna a far parlare di sé, con nuove possibilità interpretative di alcuni passi importanti del suo capolavoro. Alcune ipotesi di C. rappresentano un contributo alla conoscenza del complesso sistema delle fonti dantesche.» (“Avvenire”, Milano, 5.VII.1997) - Francesco Giordano: «Con i suoi Profili [di letterati…] l’a. porta a compimento un affresco ben disegnato della letteratura siciliana degli ultimi tre secoli, attraverso i suoi numerosi rappresentanti… Emerge una grande profonda realtà culturale che mostra, come detto prima, la coincidenza della letteratura italiana con quella siciliana.» (“La gazzetta dell’Etna”, Paternò, 25.I.2003) - Irena Ioannidis-Adamidis: «Questi racconti sono caratterizzati [Storie paesane] da uno stile semplice, abile, senza fronzoli, spoglio, pieno di un amaro humor, dalla disposizione al satirico e dalla forza espressiva che fanno parte del timbro personale di C. in tutta la sua opera.» (Mikrà dieghémata apò tèn pagkòsmia logotecnìa, Estìa, Atene, 1976) - Aldo Majolino: «Si tratta di un’opera [Il mondo popolare di Giovanni Verga] che si distacca nettamente da tutta la saggistica sul grande scrittore siciliano.» (“La settimana a Roma”, Roma, 13-19.X.1967) - Mario Marti: «L’elegante libretto [Dante e Gioacchino da Fiore] (carta patinata, limpide riproduzioni a colori, ecc.) va segnalato proprio come documento di una persistente linea ermeneutica di carattere agiografico, che si riflette sul, per altro, innegabile, ma per ben diverse motivazioni, gioachimismo dantesco, non certo tecnico, ma vagamente ideologico.» (“Giornale storico della letteratura italiana”, Torino, 116, CLXXVI, 1999, 573) - Brunella Martucci: «L’a., studioso delle tesi gioachimite [Dante e Gioacchino da Fiore], apporta interessanti ed originali spunti all’interpretazione delle visioni, allegorie, figure dantesche, arricchendo di nuovi tasselli il complesso sistema cosmico-teologico della Divina Commedia.» (“L’informalibri”, Radio Vaticana, 21.IX.1998; “Nuova rassegna di studi meridionali”, Cosenza, n° 1-4/1998) - Carmelo Musumarra: «Il compito che l’a. si assume non è né piccolo né facile, perché studiare il “mondo popolare” del Verga vuol dire studiare tutto Verga, investendo tutti i problemi connessi con la sua opera. Questa impresa è stata affrontata con grande amore. [Il mondo popolare di Giovanni Verga] ha il pregio di farsi leggere agevolmente per la chiarezza del dettato e l’interesse degli argomenti affrontati.» (“Archivio storico per la Sicilia orientale”, Catania, fasc. II, 1968) - A. Musumeci: «From the point of view of critical methodology they [Impressioni e commenti] are perhaps dated, yet they exude the charme of the ‘viva voce’ of the classroom and the loving dedication of a passionate teacher.» (“Books abroad”, University of Oklahoma, Norman / U.S.A., oct. 1975) - Carmelina Naselli: «È una monografia [Il mondo popolare di Giovanni Verga] che non sfigura nel gran coro della letteratura verghiana e, per la parte riguardante le tradizioni popolari, reca un contributo per molti aspetti originale» (Università di Catania, 7.VI.1967) - Giovan Battista Pellegrini: «Molto opportuna è questa riedizione dei Cognomi di Paternò. Rispetto alla prima edizione del 1987, si notano ora numerose aggiunte e correzioni, non soltanto per il numero dei lemmi, ma anche per una migliore impostazione del volume e per una elaborazione approfondita e una bibliografia assai più ricca. Assai pregevole è l’Introduzione con dati anche statistici circa la frequenza dei tipi cognominali della zona.» (Dipartimento di Linguistica, Università di Padova, prefazione al volume, genn. 2003) - Luigi M. Personè: «Non poteva scegliere, nel complesso dell’opera verghiana [Il mondo popolare di Giovanni Verga], alcunché di più suggestivo e di meno studiato o conosciuto. Ha avuto un intuito sicuro.» (“Il gazzettino”, Venezia, 15.III.1968) - Aldo Priore: «C’è il felice risultato [Impressioni e commenti] di un’indagine accurata, di uno studio accanito, d’una introspezione personale e responsabilizzata al massimo, con nitide intuizioni critiche che valorizzano la saggistica.» (“Il piccolo”, Trieste, 1.XI.1974) - Rai-Televideo: «Lingua e costume è il titolo del libro di C. Nella realtà attuale, in cui l’informazione si serve di mezzi di comunicazione in maniera capillare, l’a. si sofferma su vari aspetti del linguaggio italiano... Il libro nella sua seconda parte offre un prontuario alfabetico degli errori, delle incertezze e difficoltà notevoli. Il linguaggio usato, semplice, scorrevole, rende il lavoro accessibile a tutti.» (RAI-Televideo, settimana dal 2 all’8.I.1992, pag. 706, 3/3) - Gino Raya: «L’a. [del libro Il mondo popolare di Giovanni Verga] dimostra una rara onestà critica nel rilevare tanto gli studi e i giudizi altrui di cui si è servito, quanto quelli apparsi posteriormente alla propria indagine. Tra i giudizi particolari abbondano i segni di una lettura attenta e sagace.» (“Biologia culturale”, Roma, sett. 1967) - Giancosimo Rizzo: «Il nuovo volume La brutta estate del ’43 e antologia di Storie Paesane ci offre il destro di apprezzare una nuova (per noi) dote di C., narratore divertente e sapido di siparietti per lo più ambientati nei paesi dell’entroterra siciliano che riecheggiano con notevole intensità icastica le cadenze della narrativa del Capuana e del Verga, senza contare qualche pirandelliana fuga al di là ed al di sopra del reale sagace.» (prefazione al volume, C.R.E.S., Catania, 2002) - Vincenzo Rossi: «Crediamo che ve ne siano pochi, per competenza, per studi, per amore e diremo pure per congenita disposizione, a trattare Dante [Allegorie e simboli nel Purgatorio...] con tanta dignità quanta da tempo se ne riconosce in C.» (“Miscellanea”, San Mango Piemonte, ag.-ott. 2002; “Sentieri molisani”, Isernia, apr. 2004) - Estelle Rousseau: «C., un enchanteur, comme nous l’avons découvert en lisant ses Petites histoires siciliennes, un livre copieux, séduisant.» (“Courrier des Marches”, St Jean de Luz / Francia, 4ème trim. 1978) - Sebastiano Saglimbeni: «Con questo lavoro [Caronda…] C. ci rende edotti del mitico e storico legislatore Caronda, fatto emergere dal buio di tanto tempo attraverso la consultazione di un’intensa bibliografia che certamente ha richiesto fatica e tempo per averla a portata di mano, studio e mente [...] Il lavoro s’impreziosisce con le ‘Considerazioni’, assai meditate dall’autore, con la ‘Conclusione’, con la ‘Biografia’ e con l’‘Indice dei nomi’, dopo i tratti riguardanti gli autori greci, latini, italiani, fonti, e il ‘Riepilogo’.» (“Gazzetta del Sud”, Messina, 13.VIII.2001) - Carmelo Sambugar: «C. si dedica con passione alla letteratura e alla saggistica. Il suo stile è davvero scorrevole.» (Scuola aperta, antologia per la scuola media, La Nuova Italia, Firenze, vol. II, 1981, pag. 663) - Carmen Scano: «L’a. ha messo un freno alla critica esclusivamente estetica. Più che indugiarsi ad analizzare le fronde, ha messo a nudo le radici dell’albero affondate in buona terra siciliana. ... Il più efficace intermediario tra il Verga e l’a. del Mondo popolare di Giovanni Verga è lo stile di C.: limpidezza tutta italiana, scorrevolmente misurata.» (“Il giornale letterario”, Milano, lug.-ag. 1967) - Sergio Sciacca: «Nel nome di Carlo Grabher, che gli fu maestro, C. scandaglia gli aspetti e le prospettive più rilevanti della Comedia [Allegorie e simboli nel Purgatorio...], agganciandosi al lavoro critico più recente e presentando un quadro d’insieme compiuto.» (“La Sicilia”, Catania, 11.IX.2002) - Giovanni Tucci: «Alla vasta bibliografia verghiana l’odierno contributo di C. [Il mondo popolare di Giovanni Verga] apporta un arricchimento di ordine specialistico e come tale si segnala e si definisce ancor valido per il suo svolgimento pacato e condotto alla luce di un’indagine minuziosa.» (“Rivista di Etnografia”, Napoli, vol. 21, 1967) - Valdemarus Turek: «Volumen [Il mito d’Ibla…], quod iis omnibus, qui in tam antiquam urbem incumbunt, ob rerum argumentorumque copiam nec non Auctoris diligentiam et sedulitatem maximo auxilio est, laudatur a peritis, evolvitur a doctis, a percontatoribus non ex vano consulitur. Qua de causa omnes doctos hortamur, ut volumen legant et in potissimis libris, quibus plerumque utantur, ponant. Librum praeterea, ut patet, plurimi procul dubio facient studiorum universitatum Lyciorumque professores, qui haud raro, cum antiquos legant et enarrent auctores, in Hyblam incidunt, de qua, praeter nomen, nihil sciunt.» (“Latinitas”, Città del Vaticano, marzo 1999) - Paolo Ziino: «Il testo [Profili di letterati…] può essere consultato come un dizionario ma si lascia anche leggere come una piacevole serie di biografie. In parecchi casi il C. fa riferimento a sue numerose recensioni giornalistiche di opere degli autori trattati.» (“La voce dell’Unitre”, Catania, mag. 2003; “SiciliAntica”, Catania, mag. 2003)

Alcuni siti

https://it.wikipedia.org/wiki/Carmelo_Ciccia

https://la.wikipedia.org/wiki/Carmelus_Ciccia

http://treccani.it/enciclopedia/carmelo-ciccia/

https://www.pellegrinieditore.it/book-author/ciccia-carmelo/

http://www.loredi.it/elenco_autori.html

http://www.paternogenius.com/pagine/Carmelo%Ciccia/Pagine/carmelociccia.htm

https://www.amazon.co.uk/Carmelo-Ciccia/e/B00NSH5FFC

https://www.youtube.com/results?q=carmelo+ciccia

http://www.wuz.it/biografia/212382/Ciccia-Carmelo.html